Sulla solitudine
La solitudine è stata, per me, il più grande nemico e al contempo la più preziosa alleata. Nel crescere, ho sperimentato quel senso di emarginazione, quella fatica nel trovare qualcuno che potesse veramente ascoltarmi, trasformando il silenzio in un peso difficile da sopportare. Così ho imparato ad odiarlo.
Ma la solitudine non è solo assenza di compagnia: è anche uno spazio intimo e sacro dove imparare a conoscersi, a restare con se stessi, a scoprire che dentro non c’è vuoto ma una complessità ricca di emozioni e di storie. Per molto tempo ho temuto questa rivelazione.
Ho capito però che non si vince questa paura combattendola, ma accettandola: solo attraverso l’abbraccio di questo stato si può trasformare la solitudine in risorsa.
Quando sono sola, scelgo di ascoltare il mio corpo, ogni sua vertebra, ogni respiro, instaurando una connessione profonda che mi aiuta a centrare i miei pensieri e a dare loro forma attraverso la scrittura. È in questo momento che le mie parole diventano compagne affidabili e vere, capaci di colmare quel senso di distacco che il silenzio può portare. Inoltre, questa pratica mi supporta anche nelle decisioni importanti e nella pianificazione degli obiettivi a lungo termine, perché quando riesco a restare in ascolto profondo di me stessa, le mie scelte diventano più chiare e consapevoli.
La solitudine, dunque, oltre ad essere un nemico da accettare, può trasformarsi in un alleato prezioso nel percorso di crescita personale. Non si tratta di fuggire dal silenzio, ma di imparare ad abitarlo, facendolo diventare uno spazio di cura, riflessione e autenticità. Solo così la solitudine smette di essere un vuoto da temere e diventa un luogo di incontro con il vero sé.