Paura di essere felici

Ieri sono tornata a casa dei miei genitori dopo tanto tempo. Quando sono entrata nella mia stanza, tutto sembrava fermo nel tempo, come se nulla fosse cambiato. Il mio vecchio futon era ancora lì, in un angolo, con quell’aria familiare che portava con sé ricordi di giorni passati.

Dormivo su quel futon, a stretto contatto con il pavimento, spinta dalla paura di cadere se le cose fossero andate bene.

Stare così in basso mi faceva sentire più al sicuro, come se il pavimento mi proteggesse da ogni problema. Avevo paura delle responsabilità, delle aspettative e delle incertezze che sarebbero arrivate se avessi provato a vivere a un livello più alto, fuori dalla mia zona di comfort.

Avevo paura di essere felice, come se la felicità stessa fosse un territorio pericoloso e sconosciuto.

Poi, con il tempo, ho capito. Ho capito l’importanza profonda di riconoscere questa paura, accogliendola senza giudizio e accettandola come parte di me.

Un amico, una sera, mi disse con calma e dolcezza: «Non avere paura di alzarti. Quando ti alzi, anche il pavimento si alza con te. E la caduta, se mai dovesse arrivare, farà meno male.»

Perché, quando cresci, è inevitabile e necessario sviluppare nel frattempo degli strumenti utili per gestire una probabile caduta.

Quelle parole, semplici ma potenti, hanno cambiato profondamente il mio modo di vedere le cose e hanno acceso una nuova luce dentro di me.

Ho buttato quel futon e mi sono comprata un letto king-size.

E se poi dovesse andare tutto storto… sarà lo spunto per il prossimo post.

Avanti
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Il potere di una frase scritta sullo specchio.